Diario (Carlo Romani)

20/02/1915

Il rancio è oggi è arrivato con qualche momento di ritardo perché siamo stati impegnati nella ricostruzione di una baracca; è comunque la solita brodaglia di riso distribuita dal caporal Guerini al quale gli viene rivolta qualche parola stizzita da chi, come lui, non ha alcuna colpa per quella minestra scotta... Per quanto riguarda il da bere, invece, siamo forniti del solito vino ghiacciato nelle gavette ma che si scongela con il fuoco della stufa cha, alla fine, consola, in quel momento comune di mensa.



21/02/1915


E’ sera… oggi siamo stati impegnati in un attacco folle al di là del Presena e, costretti a seguire l’ordine incosciente del nostro ufficiale, ci siamo esposti al fuoco nemico che fra la bufera di neve distingueva ancora le nostre sagome neree di soldati; le mitragliatrici sembravano impotenti di fronte alla natura che noi affrontavamo standoci su d’inverno, ma anche se il fischio di quel vento gelido copriva il rumore sordo della mitragliatrice i colpi ci arrivavano lo stesso… ecco che sento un grande strattone alla gamba.. le braghe sono strappate ma il sangue non usciva, forse era il freddo, ma il dolore era forte; dopo un primo urlo istintivo cercavo di non far notare il male che avevo